Figli e paghetta

La “paghetta” è un buon metodo per educare i figli ad un uso consapevole del denaro.

Poter effettuare da soli delle scelte di spesa e risparmio, avendo a disposizione una somma di denaro da gestire autonomamente, può far mettere in gioco delle abilità (di pianificazione, di controllo delle entrate e uscite ad esempio) e attivare dei comportamenti virtuosi (non spendere più di quanto si guadagni, il risparmio) che si riveleranno utili nel loro percorso di crescita verso la vita adulta.

L’obiettivo della “paghetta” deve essere il trasmettere:

1. il valore economico degli oggetti

2. i primi principi del risparmio

Con la “paghetta”, i figli iniziano a prendere confidenza con l’uso del contante e a gestire le proprie necessità.

Sebbene gli studi sulla socializzazione economica dei bambini e degli adolescenti concordino circa il ruolo educativo della “paghetta”, altrettanta unanimità non esiste con riferimento alle modalità di definizione dell’importo della stessa, ossia se debba essere legata a specifiche performance (es. prendere buoni voti a scuola o tenere in ordine la propria camera) ovvero determinata in misura fissa, a prescindere dal merito a scuola o in casa.

Nel primo caso, va dettagliato con esattezza il perimetro di valutazione del merito su cui si basano le entrate (i figli devono sapere su cosa e come saranno valutati); nel secondo caso, è importante non concedere extra rispetto all’importo fisso prestabilito perché l’obiettivo è che imparino da soli a mantenere il giusto equilibrio tra entrate e uscite.

Che sia fissa o variabile, prima di concedere la paghetta è importante stabilire insieme ai ragazzi quali possono essere le loro reali necessità economiche per capire come impiegano i loro soldi e concedere una paghetta equilibrata. Per aiutarsi, è utile fare insieme a loro una lista delle spese settimanali (benzina motorino, cinema, pizza, ecc…) e stabilire un budget per ciascuna di queste voci.

Se i loro amici hanno una “paghetta” più alta non bisogna farsene un problema; servirà a capire come meglio amministrare il denaro a loro disposizione ed eventualmente trovare modi per “guadagnare di più”. Ci possono infatti essere altre attività lavorative, collegate al lavoro dei genitori o alla gestione straordinaria della vita famigliare, che possono meritare un riconoscimento economico. Ad esempio, dare una mano nell’azienda di famiglia, oppure aiutare nelle attività di giardinaggio, di pulizia di una cantina, di imbiancatura, ecc… Un corretto bilanciamento tra “paghetta” e queste attività può essere utile alla progressiva autonomizzazione del figlio nella gestione dei soldi.

Inoltre, non bisogna concedere anticipi. La “paghetta” deve essere uno strumento che i ragazzi riescono a gestire autonomamente.

Infine, discutere in famiglia e dare il buon esempio come genitori (su risparmio e controllo delle spese) aiuta i figli a sviluppare le stesse abitudini.

Bisogna ricordarsi che la “paghetta” è un’occasione di dialogo sull’uso dei soldi. Infatti, affinché i figli possano avere un giusto rapporto con il denaro e riconoscere le proprie possibilità, i genitori devono diventare il modello di come si prendono le decisioni economiche e insegnare che guadagnare soldi non è semplice.

Alcuni pratici suggerimenti:

Bisogna sempre rispettare la scadenza della “paghetta”.

La “paghetta” non va tolta, perché si tratta di uno strumento educativo. In caso di problemi, bisogna instaurare un dialogo col figlio su quello che non ha funzionato.

È sbagliato integrare la “paghetta” continuamente con altre somme o modificarne il valore di frequente.

Ultimo aggiornamento: luglio 2022